Le placentiti equine costituiscono una sfida importante per gli ippiatri che si occupano di riproduzione.
La diagnosi tempestiva di queste affezioni permette di instaurare delle terapie precoci che, proprio in forza della tempestività, hanno maggiori possibilità di riuscita.
Un regolare controllo visivo delle fattrici permette infatti di rilevare i segni precoci che indicano una gravidanza a rischio: sviluppo mammario pre-termine, prematura perdita di tappo mucoso o scoli vulvari, all’ecografia spessore placentale aumentato, feto e liquidi fetali alterati. Questi segni clinici indicano spesso già una situazione compromessa e a questo stadio della patologia le terapie non sempre riescono ad evitare l’aborto o la nascita di puledri setticemici o prematuri.
La placentite può essere di origine ascendente, con ingresso di batteri dalla cervice ed infezione del polo cervicale della placenta, oppure di origine ematogena, quindi con arrivo di agenti eziologici direttamente dal circolo. Gli effetti sono simili: setticemia fetale, compromissione circolatoria, scarsa ossigenazione, distacco placentale, sofferenza o morte del feto Questi ultimi effetti possono verificarsi per altre cause, anche non infettive (trombosi, torsione del cordone, traumi, gemellarità…). Gli effetti sulla fattrice in tutti i casi sono invece minimi e, nelle forme iperacute, può verificarsi aborto senza (o con pochissimi) segni premonitori. Anche i normali parametri di laboratorio (esame emocromocitometrico e marker infiammatori generici) di solito non mostrano alterazioni, nemmeno nelle forme croniche (2).
Vediamo quali parametri precoci di laboratorio possono affiancare ed agevolare il clinico nella diagnosi e nel monito-raggio delle placentiti e della sofferenza fetale, secondo gli ultimi aggiornamenti.
Amiloide sierica (SAA)
Nelle placentiti indotte sperimentalmente si è riscontrato un deciso aumento delle concentrazioni di SAA e sembrava che questo parametro potesse essere utile per la diagnostica precoce in campo.
Purtroppo, l’insorgenza delle placentiti indotte a livello sperimentale (attraverso l’inoculazione di batteri per via cervicale in fattrici sane) è rapida e non rispecchia quello che avviene in natura (insorgenza per via ematogena o lenta penetrazione di batteri dall’ostio cervicale in caso di parziale incompetenza dello stesso). Nel secondo caso infatti l’infezione / infiammazione insorge lentamente e non si verifica generalmente il concomitante aumento di SAA in circolo e nemmeno dei linfociti o di altri parametri infiammatori come l’alfafetoproteina (AFP). Anche la somministrazione di FANS non sembra avere effetti sulla concentrazione di questa proteina in soggetti sottoposti a trattamento in corso di placentite. La SAA non sembra quindi utile nemmeno per il monitoraggio della terapia (1,2).
Albumina
Secondo uno studio recente (2) è emerso che, in caso di patologie placentali, questo parametro risulta inferiore (< di 37g/L) rispetto alle fattrici sane. Questo valore preso singolarmente risulta però poco specifico ed andrebbe considerato in congiunzione con altri parametri, come vedremo più avanti.
5alpha-di-idrossiprogesterone (DHP) / Progesterone
Nella gravidanza normale i livelli di progestinici aumentano nel tempo, raggiungendo un picco massimo nell’ultimo mese, seguito da un crollo nei giorni prima del parto, in seguito all’attivazione delle surrenali fetali che, producendo cortisolo, danno inizio alle varie fasi del parto stesso. Nella prima parte della gravidanza (fino al 120°giorno) iI progesterone è l’ormone predominante e il rapporto 5alpha-di-idrossiprogesterone (DHP) / Progesterone è solitamente inferiore ad 1. Il livello ematico minimo di progesterone riportato in letteratura che permette il mantenimento della gravidanza in queste prime fasi è di 3 ng/mL, ma i valori fluttuano nell’arco della stessa giornata, quindi si consiglia di effettuare più prelievi: il protocollo standard prevede la valutazione di 3/4 campioni di siero ad intervalli di 48-72 ore.
Il valore di progesterone tende ad abbassarsi dopo il 120° giorno di gestazione per via dello shift luteo-placentale, ovvero la predominante conversione di pregnenolone in DHP da parte di un’unità uteroplacentale in salute. Questo ormone va a sostituire il progesterone prodotto dal corpo luteo nelle prime fasi di gravidanza, pertanto il rapporto DHP / Progesterone nella seconda fase di gestazione deve essere superiore a 1 ed il calo di quest’ultimo ormone in circolo assume un andamento fisiologico e non rispecchia la presenza di patologie (2)(3).
Con queste premesse risulta difficoltoso pertanto utilizzare solamente questo parametro per la valutazione delle patologie della placenta, a meno di avere già una diagnosi certa, ed in questo caso il monitoraggio del DHP assume maggiore importanza: se si innalza o si stabilizza durante la terapia indica infatti una buona prognosi (2)(3). L’integrazione orale di altrenogest (Regumate), comune nei casi di gravidanza a rischio, non interferisce con la misurazione del progesterone (prime fasi della gravidanza) e del DHP endogeni.
Laboklin offre la misurazione sierica del rapporto tra questi due ormoni, per una ottimale valutazione dello shift luteo-placentale e del livello di DHP nella fattrice a rischio.
Estrone solfato / 17ßestradiolo
Il livello di estrogeni in circolo aumenta nel corso della gravidanza con un picco intorno ai 250 giorni di gestazione, per poi calare gradualmente fino al parto. Un’unità feto-placentale in salute produce estrogeni e questi sono correlati linearmente con l’attività delle gonadi fetali, pertanto la presenza di questi ormoni in circolo indica che il feto è vivo e vitale e la placenta è sana e funzionale: infatti l’estrone solfato viene utilizzato per la diagnosi di gravidanza dopo il 110° giorno dalla copertura. La sua emivita però risulta essere piuttosto lunga e per questo motivo non appare adatto al monitoraggio delle patologie placentali dato che, quando si abbassa, spesso siamo già di fronte a morte fetale.
Il monitoraggio del 17ß estradiolo invece risulta essere maggiormente indicativo di stress od ipossia fetale e bassi valori di questo ormone (< di 359 pg/ml, quando considerato da solo) indicano un’attività placentale compromessa.
Laboklin offre la misurazione sierica sia di estrone solfato che di estradiolo.
Tampone cervicale
L’utilizzo di antibiotici per il trattamento delle placentiti batteriche dovrebbe essere preceduto, quando possibile (ovvero in presenza di scoli visibili, quindi con cervice aperta in caso di placentite ascendente), da un idoneo tampone dell’ostio cervicale esterno. È preferibile effettuare questo test utilizzando un vaginoscopio che permetta di visualizzare l’ostio cervicale, di modo da evitare le contaminazioni e ridurre al minimo la manipolazione della cervice.
L’identificazione del microrganismo responsabile della patologia e la scelta dell’antibiotico più adatto per la terapia forniscono una maggior probabilità di successo terapeutico.
In conclusione
Secondo i più recenti studi quindi, nessun parametro da solo, nè clinico e nemmeno di laboratorio, può permettere una diagnosi precoce od il monitoraggio delle affezioni placentali.
Vi sono però evidenze che, prendendo in considerazione sia il monitoraggio eco-grafico regolare delle fattrici a rischio con:
- misurazione combinata transrettale dello spessore di utero e placenta (CTUP)
- valutazione dei parametri fetali come battito cardiaco, movimenti, e della quantità / aspetto ecografico del liquido amniotico ed allantoico
che l’analisi combinata di:
- albumina (<37 g/L)
- 17ßestradiolo (<499 pg/mL)
- un basso livello di DHP (< 33ng/mL),
possono essere utili nel diagnosticare e monitorare precocemente una patologia placentale (2).
Approfondimenti
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Joy Russolillo, Margo Macpherson, Malgorzata Pozor, Chelsie Burden – Comparison of serum amyloid A concentrations in mares with experimentally induced placentitis to normal, pregnant mares using a commercially available, stallside device – Equine Vet. Sciences 2023
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Lorena S Feijo, Karen E. Wolfsdorf, Igor F. Canisso, et al. – Application of blood parameters for the early diagnosis of natural ascending placentitis in pregnant mares – Theriogenology 2024
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Mitsumori Shikichi, Katsuroku Iwata, Katsumi Ito, et al. – Abnormal pregnancies associated with deviation in progestin and estrogen profiles in late pregnant mares: A diagnostic aid – Theriogenology 2017
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IF Canisso, A. Ball, et al. – Changes in maternal androgens and oestrogens in mares with experimentally-induced ascending placentitis – Equine vet. Journal 2016